dal lunedì al venerdì

segreteria@nicolaghidini.it

Modena | Suzzara | Mantova | Isola d'Elba

Sorveglianza attiva nel tumore della prostata

Premessa

Il carcinoma prostatico localizzato viene trattato con

  • Prostatectomia radicale
  • Radioterapia esterna (brachiterapia in casi selezionati)

La diffusione del PSA ha portato negli ultimi anni ad un incremento della diagnosi di cancro della prostata, soprattutto delle forme localizzate a basso rischio che non sono associate a mortalità.

Infatti molti tumori della prostata, diagnosticati in assenza di segni e sintomi clinici, hanno un comportamento indolente o clinicamente insignificante. La maggior parte dei tumori prostatici “indolenti” ricadono nelle classi di rischio “molto bassa” e “bassa”

Con il termine “SORVEGLIANZA ATTIVA” si intende un protocollo diagnostico e terapeutico che ha l’obiettivo di contrastare l’”overtreatment” (una terapia “eccessiva”) ed evitare/ritardare gli effetti collaterali di trattamenti aggressivi/intempestivi nei pazienti con tumori prostatici indolenti. Con la “sorveglianza attiva” inoltre è possibile riconoscere, riclassificare ed eventualmente trattare in maniera appropriata le forme di tumore diventate più aggressive senza pregiudicare la loro curabilità.

Nonostante  i livelli di evidenza per la sorveglianza attiva siano limitati, la sua rilevanza clinica è significativa ed è inserita nelle principali Linee Guida Internazionali.

La sorveglianza attiva deve essere offerta, come opzione alternativa alla prostatectomia radicale e alla radioterapia, ai pazienti di classe di rischio “bassa” e “molto bassa”.


Pur non essendoci un consenso sul protocollo di monitoraggio ottimale, il follow-up prevede:

  • Il dosaggio periodico del PSA ogni 3-6 mesi
  • L’esplorazione rettale ogni 6-12 mesi
  • Una prima re-biopsia dopo 6-12 mesi dalla prima diagnosi, eventualmente mirata sulla scorta di quanto segnalato dalla risonanza magnetica mutliparametrica